Alberi Custodi - Enzo Tomasello Artista
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Alberi Custodi

About This Project

La leggenda dell’Albero Custode

Il fine dell’arte è veicolare un significato intellegibile e, oltre questo, indicare la via alla realizzazione conscia di una condizione dell’essere, che trascenda anche le immagini del pensiero”.

A.K. Coomaraswami.

“ Nel mondo terreno non mi si può afferrare

perché io abito altrettanto bene tra i morti come tra i non nati.

Più vicino del consueto al cuore della creazione

e ancora troppo poco vicino ” P. Klee

 

L’arte di Vincenzo Tomasello si inserisce nel solco dell’avanguardia del XX secolo, esprime in modo analitico uno spirito critico nei confronti della società contemporanea, manifestando una sperimentazione continua che ridefinisce il rapporto tra le cose e le parole, in cui  il percorso dell’idea, la riflessione teorica e filosofica, l’azione linguistica vengono messi in primo piano. Nei suoi quadri gli aspetti essenziali del mondo sono parte integrante della corrispondente realtà di tutti i giorni che viene trasfigurata  attraverso il colore. In “alberi custodi”, l’artista con l’uso di tecniche contemporanee e antiche , materiali diversi e codici archetipici, e l’inserimento delle citazioni, fa emergere le sue idee, la sua visione del mondo e come degli Haiku giapponesi generano delle significazioni plurime. Citazioni di poesie, pensieri, suggestioni, frasi di uominiche hanno svolto un ruolo importante nella storia del mondo: sono stati alberi, pilastri identitari di idee e azioni, come Bob Dylan, cantautore e poeta, oppure Chico Mendes, padre del movimento ecologista; Alexander Langer, fondatore del partito dei verdi; oppure i disegni dedicati ai Sioux , alla tribù che  anticamente dominava le grandi praterie. “Alberi custodi” sono una serie di opere costruite dall’osservazione della realtà, da una percezione della realtà che non rivela il mondo solamente come presenza , come certezza sensibile ma rimanda ad una dimensione temporale che riguarda il qui e ora, come unica realtà sempre presente. E la presenza è un ponte, elemento di unione tra il tempo presente e il non-tempo, cioè il tempo infinito. La figura dell’albero, nella sua essenzialità e semplicità , diventa memoria di eventi, di narrazioni, in cui lo spettatore si pone domande e riflessioni sulla vita. L’arte di Tomasello è una narrazione del sentire umano e del suo rapporto con la natura espresso in parole, segni e immagini. Alberi custodi sono gli alberi della vita, allegoria della storia e delle sue radici, della forza generante e ri-generante del mito e della comunità del noi, ma nello stesso tempo è energia, organismo vivente, “che dona riparo, nutrimento e offre la propria ombra persino a coloro che reggono nelle proprie mani un’ascia per abbatterlo”. Buddha

Maria Principato



L’albero, in quanto simbolo e archetipo, è comune all’arte e alla spiritualità poiché costituisce l’axis mundi originario fra radicamento e ascensione. E’ un simbolo ancestrale che si presenta nell’arte di ogni tempo e luogo, dalla Mesopotamia all’Egitto, dall’Europa all’Asia.

Dall’albero alla colonna è il passaggio fra naturale riparo e protezione e lageometria dell’architettura templare in cui si palesa l’energia di connessione che questo simbolo porta in sé.

La leggenda aurea di Jacopo da Varagine, racconta dell’origine della croce di Cristo a partire da un’albero che cresce sulla tomba di Adamo, e quindi ripropone il potere di salvezza di questo simbolo nel processo di nascita, crescita, morte e resurrezione. L’albero del Paradiso torna in terra come albero della vita, proprio crescendo sulla tomba e quindi fertilizzato dalla decomposizione del corpo di Adamo. Piero della Francesca ne dipinge la storia nel coro di San Francesco ad Arezzo; il pennello trasforma l’albero nelle auree geometrie della colonna e della croce, con la volontà antropocentrica di un umanista che vuole dimostrare il tocco del sacro in natura. Ma gli alberi custodi di Enzo Tomasello sono presenze oltre la forma stessa, leggeri e soavi come un battito d’ali. La fattura artigianale fin dalla preparazione delle tele, e il tocco veloce realizzato in un sol fiato rendono questi alberi intimi e centrati sul cuore. Essi ci avvicinano con la grazia di un misticismo umile e di infinita tenerezza. E la tenerezza è la porta dell’amore, la regina delle umane emozioni. Mi ricordano gli alberi nei disegni di Leonardo, che aperti all’aria e alla luce, rifuggono da linee chiuse e certezze improbabili. Questi alberi sono poesia di segno e colore e con la poesia si incontrano. Non hanno la pretesa di condurci in alto ma tenendoci per mano ci portano nella profondità del cuore, fuori dalla prigione della mente come l’angelo fa con Pietro nelle stanze di Raffaello.

E’ un gesto gentile il suo, da monaco zen che riesce a cogliere l’essenza della vibrazione dell’aria, del nutrimento della terra, della trasparenza dell’acqua e del calore dell’energia solare. Gli alberi custodi sono un’invenzione di quest’artista filosofo, che con gli alberi ha contatto e degli alberi ha conoscenza diretta, frutto delle sue solitarie passeggiate sull’Etna, madre anch’essa degli elementi. Gli alberi custodi sono arrivati per “caso nel lavoro di Enzo, quando nel 1990 ha ritrovato 30carte a inchiostro dipinte e dimenticate. Esse hanno generato lo studio di questo generoso archetipo e la sperimentazione linguistica del rapporto fra gesto e segno, fra parola e simbolo. Il tema del doppio, il colore che genera forme simboliche come la spirale o la mandorla-occhio sono trattati con disarmante candore, con la semplicità di una preghiera. Anche le dediche a Chico Mendez o Dylan o le citazione ai grandi poeti sono atti d’amore con cui gli alberi diventano custodi di memoria. E infatti essi arrivano come apparizioni  antiche e al contempo presenti,  materializzati nel linguaggio universale del cuore.

​​​​​​​​Daniela Fileccia

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